Una mattina di primavera: fuori c’è un timido sole e l’aria si sta lentamente scaldando, domenica le giornate si allungheranno di colpo di un’ora.
Un profumo vola nell’aria. Ci siamo, finalmente: la bella stagione sta arrivando.
La batteria è già in carica, le gomme sono ancora in ordine e hanno passato l’inverno sollevate da terra, basta scoprire il telo che ha tenuto in caldo il “ferro” durante l’inverno e via!
La stagione 2010 porterà con sé, oltre a migliaia di curve e km di asfalto, il progetto “CheCurve”, nato dalla passione per la situazione più emozionante della guida motociclistica.
Allora rifletto su quali sono i miei percorsi preferiti, le mie curve “del cuore”.
C’è un giro, in particolare, che amo particolarmente e che mi piace molto fare sia in compagnia che in solitaria, quando mi voglio divertire (e scaricare da molti pensieri).
Non è breve, perché supera i 300 km, ma offre momenti di guida esaltanti su strade davvero divertenti e varie.
In più le varianti possono essere molteplici e, ultimo, ma non meno importante, un sacco di posti sul percorso dove fermarsi a gustare l’ottima cucina dei diversi territori che si attraversano.
Nella variante “classica” si parte da Fornovo Taro e subito si sale verso il Passo Cisa per le famose e tanto care ai centauri parmigiani “scale di Piantonia”, una serie di tornanti che salendo si fanno sempre più serrati e sfociano in un bel misto.
Bisogna sempre ricordare, però, di fare attenzione in certe curve cieche all’idiozia di chi si butta in strada senza vedere (io ho provato e non è bello) e, come sempre, agli altri utenti della strada.
A Casola il buon Pietro Cattani vi accoglie per un caffè nel suo bar/ristoro, punto di ritrovo di molti motociclisti di passaggio. Si prosegue con molta attenzione, perché, nonostante “la Cisa” resti una strada di grande fascino, il fondo negli ultimi anni è sempre più deteriorato e non lascia gustare completamente molte belle curve. Dopo Berceto la situazione migliora lievemente fino al Passo, ogni weekend tappa “obbligata” per numerosissimi centauri del nord e del centro Italia.
La discesa verso Pontremoli mi piace moltissimo: l’asfalto migliora decisamente e ci sono belle curve dove piegare in sicurezza. Dopo Montelungo c’è il tratto più bello, con tornanti che invitano a disegnare la traiettoria per raddrizzare il prima possibile la moto e aprire il gas: la discesa finisce sempre troppo presto, perché di solito se ne va di un fiato e l’ultima curva a sinistra sul fiumiciattolo Magriola e il cartello di Mignegno decretano la fine della giostra.
(continua)
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